In un passo della Biblioteca Storica Diodoro Siculo menziona il censore Appio Claudio, al quale si deve la costruzione dell’acquedotto e della strada che da lui presero il nome. Pur avendo impiegato per questi progetti la totalità delle entrate pubbliche, egli lasciò di sé un “ricordo immortale” in virtù del contributo dato all’“utile comune”.
D.S. 20.36.1-2: “1. In quello stesso anno a Roma nominarono i censori e uno di loro, Appio Claudio, che aveva come collega L. Plauzio, cambiò molte leggi degli avi, favorendo il popolo e non tenendo in alcuna considerazione il senato. Come prima cosa condusse fino a Roma l’acqua chiamata Appia per un percorso di ottanta stadi e per questa opera attinse molto denaro dalle pubbliche risorse, senza alcun ordine del senato; 2. in seguito fece pavimentare con pietra viva la maggior parte della strada che da lui prende il nome di Appia, da Roma a Capua, per una distanza di più di mille stadi, abbattendo le alture e livellando le buche e le depressioni del terreno con opere adatte, e sebbene spendesse tutte le finanze pubbliche lasciò però di sé un immortale ricordo, avendo aspirato al bene comune.” (traduzione dall’ed. a cura di Anna Simonetti Agostinetti)
Collocazione
Universiteit Gent Universiteitsbibliotheek
Crediti
Google Books, Universiteit Gent Universiteitsbibliotheek
Bibliografia
Diodori Siculi Bibliotheca Historica. Ex recognitione Immanuelis Bekkeri. Tom. III, Lipsiae 1853.
Diodoro Siculo. Biblioteca storica. Libri XVIII-XX, a cura di Anna Simonetti Agostinetti, Milano 1988.