In un passo della Naturalis Historia, Plinio il Vecchio (23 – 79 d.C.) propone una descrizione dell’Acquedotto Marcio, definito in latino Aqua Marcia. Quest’ultima era caratterizzata dal fresco e dalla salubrità e perciò considerata un dono dato dagli dèi all’Urbe. Nel testo latino sono menzionati il pretore Quinto Marcio Re, al quale si deve la sua costruzione, nel 144 a.C., e Marco Agrippa, che in età augustea si occupò del restauro.
Plin. Nat. 31.24: “La più celebre di tutte le acque del mondo, che detiene, per proclamazione di Roma, la palma della freschezza e della salubrità, è l’acqua Marcia, uno dei tanti doni dati dagli dèi all’Urbe. Essa era un tempo chiamata Aufeia, e la sorgente Pitonia. Nasce all’estremità dei monti Peligni, attraversa la regione dei Marsi e il lago Fucino dirigendosi senza incertezze verso Roma. Poi s’immerge dentro caverne, per spuntare nella regione di Tivoli e viene portata a Roma su una costruzione ad archi lunga nove miglia. Il primo che iniziò a condurre quell’acqua a Roma fu Quinto Marcio Rex, durante la sua pretura; Marco Agrippa a sua volta restaurò la costruzione.” (dall’ed. con traduzioni e note di Umberto Capitani e Ivan Garofalo)
Collocazione
Universiteit Gent Universiteitsbibliotheek
Crediti
Google Books, Universiteit Gent Universiteitsbibliotheek
Bibliografia
Gaio Plinio Secondo. Storia Naturale. IV. Medicina e farmacologia. Libri 28-32; traduzioni e note di Umberto Capitani e Ivan Garofalo, Torino 1986.
Histoire naturelle de Pline. Traduction nouvelle par M. Ajasson de Grandsagne, Tome dix-huitième, Paris 1833.